L’avventura nel cuore della Bolivia cominicia al di là del confine con il Cile a San Pedro de Atacama. La scelta ricade su di un’escursione, acquistata in loco, di quattro giorni nella regione del Sud Lípez, in fuoristrada. La partenza di buon mattino dai 2400 metri s.l.m. da questo polveroso municipio a ridosso del deserto di Atacama.
L’ascesa verso l’altopiano boliviano attraverso è per un primo tratto asfaltata. Lasciata la ruta 27 la strada diviene sterrata. Il paesaggio che si sussegue davanti ai miei occhi è uno spettacolo di colori. Avevo messo in conto che raggiungere in poche ore quota 4000 metri s.l.m. senza un minimo acclimatamento mi provocasse nel migliore dei casi mal di testa ed inappetenza. La bellezza del luogo e la mia spregiudicatezza nel sentirmi in ottima forma, mi ha fatto superare (al momento) le condizioni sfavorevoli.
L’entrata nel territorio della Bolivia avviene attraverso il posto di frontiera all’interno della Riserva nazionale di fauna andina Eduardo Avaroa.
I controlli e le altre formalità lasciano il posto, di lì a poco, ad un bagno caldo e rilassante in una sorgente di acqua termale con davanti un panorama invidiabile. A questa altitudine i colori assumono tonalità mai viste prima. Ecco le lagune con la loro particolare colorazione dovuta a sedimenti minerali depositati nei fondali.
Quella Verde con sullo sfondo la sagoma del vulcano Licancabur e la sua cima innevata. L’acqua, agitata dal vento, diventa di un meraviglioso color smeraldo. Contornata da una colonia di fenicotteri rosa in cerca di cibo.
Sensazioni uniche ne migliori ne peggiori di altre ma che sanno trasmettere qualcosa in più. Ne vivo di altre, contrastanti, alla vista dei geysers Sol de Mañana. Crateri di piccole dimensioni che espellono acqua e vapore a getti bollenti. Uno spettacolo naturale farsi avvolgere dai fumi prestando le dovute cautele.
Il deserto di Siloli con la sua sabbia rossa, un silenzio inusuale e lo sguardo verso l’infinito; interrotto solo da formazioni rocciose dalle forme più strane. La più evocativa, tra le altre, è l’Arbol de Piedra.
Il colore rosso tendente al vermiglio della laguna Colorada ha dell’incredibile. Qui gli effetti dell’altitudine si fanno sentire. In più il vento gelido dell’altipiano non aiuta. Questo sacrificio è ripagato da una visione che sempre serberò nei miei ricordi più belli. Poi la sosta, in un rifugio essenziale, per alcune ore ed i malesseri d’altura con l’inappetenza combattuta a suon di mate de coca. Un rimedio che piu’ boliviano non si può.
Destinazione Uyuni e il deserto di sale. La stagione scelta non è ottimale per attraversare il salar come era nel mio intendimento. Gennaio è la stagione delle piogge e il deserto di sale diventa un’ immensa distesa d’acqua. La pioggia conferisce un aspetto tutto particolare ricoprendo il manto di sale. È possibile arrivare solamente al primo hotel, ora chiuso, interamente costruito con il sale e non distante da Colchani la via di accesso al salar. Non è possibile invece raggiungere l’isola Incahuasi. Non ritorno con un’immagine da cartolina del luogo; ma non era questa l’idea.
Ritorno per la via dei pueblos autenticos con sosta per approvvigionamento al mercato di San Cristobal proseguendo poi verso Villa Alota. Per la notte Hospedaje los Andes. La Bolivia meridionale nella regione di Potosì all’ultimo censimento possedeva una popolazione di non più di cinquemila abitanti per un territorio assai vasto.
Di buon ora la partenza e subito lasciamo la strada 701, imbiancata di neve, verso la laguna Pastos Grandes ultima sosta prima del rientro di Bitácora, esausto ma contento, a San Pedro.
E’ il momento di salutare i compagni di avventura conosciuti; non prima di brindare al successo del viaggio davanti ad un pisco sour. Con loro Bitácora ha condiviso questo itinerario alla scoperta di straordinari scenari naturalistici sulla Cordigliera delle Ande.